venerdì 27 luglio 2012

Marcia Teophilo

In principio non c'era la notte. Non si conosceva
la notte. C'era soltanto la luce ed era
così intensa, ai tropici pareva di andare
per ere di azzurro, di vermiglio, di verde.
Era così forte la luce che pareva di fluttuare
nei colori
nelle piante.
Quel che non aveva parola si parlava
si parlavano gli alberi e pensavano coi fiori.
Nessuno conosceva il nero
soltanto esistevano i colori
che emanavano luce, che distribuivano energia-pensiero
Ma non si dormiva
l'uomo non conosceva stanchezza
ma non sapeva la dolcezza del riposo
il silenzio e la musica
perché la musica nacque con la conoscenza dei primi ritmi
e con la notte nacque il primo canto.
Márcia Theóphilo - 1979




Un film di Maria Korporal su una poesia di Marcia Teophilo

La mia poesia nasce dal mio legame profondo con la foresta. Attraverso la mia poesia ho creato una vera mitologia dell’Amazzonia, dei fiumi, degli alberi, degli animali. L’Amazzonia è prima di tutto una cultura di rispetto e di difesa del pianeta, è anche una metafora del rapporto strettissimo che esiste tra uomo e natura: noi siamo parte di questo ecosistema.
Marcia Theophilo



Spunti di riflessione

C'è molto da imparare da questa donna, da donne così, il suo stretto legame con la terra, quell'identificarsi con la natura, che è vita e dà vita.
La sua Amazzonia parla, urla tutta la sua sofferenza, la fragilità del suo equilibrio minacciato dalla desertificazione e dallo sfruttamento ma non tutti gli uomini sono sensibili al richiamo della natura.
E in tutto questo la poesia occupa un ruolo dominante: è il nostro canto libero, fatto di lacrime e di gioia che dà voce a quel complesso meccanismo di equilibri ed evoluzioni vitali che chiamiamo natura.
Deborah Mega



Marcia mi ha preso, catturato coi suoi versi e con la sua fascinazione 'sciamanica'.

Ho scritto questo, dopo averla ascoltata,


Un incontro particolare
Tra gli appunti di Gloria


Vicino Roma, In una Libreria molto suggestiva, dove si presentano opere d’arte e di poesia, ho incontrato
una donna di grande forza e nergia, Marcia Theophilo, candidata al premio Nobel. Già avevo letto qualche sua poesia, che mi aveva colpito profondamente per il suo profondo legame con la sua terra ,proprio all’interno della foresta amazzonica.
La cittadina è Morlupo,in cui è avvenuto questo straordinario incontro, abitata da una popolazione italica affine agli etruschi, con successivi palazzi del 400 e del 600.
Guardo affascinata il bel video di Maria Korporal ispirata a una  poesiadi Marcia, e mi vengono in mente certi suoi versi che mi hanno colpita profondamente:
Noi alberi viviamo di piogge
Di rugiade eterne e delle brume
Dei fiumi e degli oceani
Di mattutini e nebbie delicate.
Durante il giorno il calore
Dei raggi del sole
Dilata i nostri corpi sublunari
Che assorbono così ,nel profondo
La soavisima rugiada notturna.
Mi sento profondamente in sintonia con la poeta-antropologa, ascolto a fondo, mentre legge, con la sua voce profonda e intensa , versi in cui si avverte il legame con la terra, con gli alberi, con gli animali, che in certi momenti diviene una forma di identificazione , che ci comunica un senso di libertà, ci fa sentire l’anima della natura , che è totale, assoluta, una.
Marcia ci spiega che sente la vita del mondo in una lingua india diversa da tutte le altre lingue, che lei è in grado di decifrare come alita l’anima della foresta. Dentro la foresta il suo cuore batte, e nel cuore vive il respiro , la musica delle acque della foresta. E così io comprendo: noi siamo alberi,senza i quali il genere umano si estinguerebbe. Perciò Marcia canta un’anima che sta dissolvendo, canto di rumori vitali, di un l sogno, di un ritorno a un mondo pulito, il disegno magico,misterico della foresta, che è vita e dà vita a tutto il pianeta, a tutti gli uomini.
Non solo l’amazzonia è il verde del pianeta, il suo respiro, ma è anche l’acqua del pianeta .
 E continua:- Ho imparato la lingua della foresta nella speranza che altri uomini sensibili possano capire l’equilibrio del mondo che non si può disfare, per gli stupidi conforts di pochi.
 La poesia è l’unico strumento libero che mi può permettere di di colpire il cuore e la mente degli uomini_
Mentre lei, che si lascia così amare da noi , parla, noi capiamo che la poesia è questo, esperessione libera, canto dei popoli, e delle persone che sentono che è espressione non di spettacolo, ma canto libero
Quando ci siamo incontrate nella hall dell’albergo, le chiedo come mai si identificasse con la foresta amazzonica, e lei dice che è colpita e sente profondamente che l’Amazzonia è il mondo e lei è la voce del mondo in sofferenza, che la foresta è un organismo complesso che respira, parla, si lamenta e aggredisce per difendersi.
Le chiedo:-_Marcia, nei suoi versi parla dei bambini leopardo che imitano anche molti animali. I loro giochi sono proprio questi?
E penso ai bambini del Primo mondo che non riescono a divertirsi con tutti i giocattoli che compriamo.
Ma lei chiarisce,:_i bambini dell’Amazzonia hanno giochi diversi si identificano con gli animali e giocano liberamente. E so che sanno imitare i loro lungi e vertiginosi salti,e che partecipano di un mondo che conoscono.
Invece i bambini del mondo di cemento sono imprigionati nei loro quartieri, nella mancanza di tutto ciò che è legato alla vita, al movimento .
Urutau è un simbolo sciamanico, una figura fantastica che si identifica con l’uccello, che sa di dover vivere nel cemento, ed è infelice.. emette il suo lamento, lasua preghiera per mon finire lontano da un humus che no vuole perdere , ricordando il mondo magico, pieno di voci della foresta.
La mia poesia non è altro che il canto dell’Amazzonia-continua Marcia-, che vuole vivere e congiungersi con l’anima della foresta
Non c’è altro da dire, le sue parole mi avvincono profondamente. Mi hanno spiegato tutto. E io sento che la poesia non è altro che il canto libero del mare, della terra , dell’essere noi insieme.
E’ quella voce che vuole ristabilire l’equilibrio nel mondo, donare un futuro a tutti, che è pianto e gioia e
rispetto della vita di tutti. E’ dolore e gioia ,voce unica del cosmo.

Questo mi ha insegnato Marcia.
, che è vita e dà vita.
La sua Amazzonia parla, urla tutta la sua sofferenza, la fragilità del suo equilibrio minacciato dalla deC'è molto da imparare da questa donna, da donne così, il suo stretto legame con la terra, quell'identificarsi con la natura, che è vita e dà vita.
La sua Amazzonia parla, urla tutta la sua sofferenza, la fragilità del suo equilibrio minacciato dalla desertificazione e dallo sfruttamento ma non tutti gli uomini sono sensibili al richiamo della natura.
E in tutto questo la poesia occupa un ruolo dominante: è il nostro canto libero, fatto di lacrime e di gioia che dà voce a quel complesso meccanismo di equilibri ed evoluzioni vitali che chiamiamo natura.





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